“Siamo qui per nostro figlio”. Con queste parole spesso i genitori si rivolgono ai professionisti chiedendo di aiutare il proprio figlio ad uscire dal circolo vizioso in cui le dipendenze lo tengono imbrigliato. Tuttavia, i ragazzi così “segnalati” non sono sempre disposti ad intraprendere un percorso terapeutico. In questi casi i famigliari restano gli unici interlocutori con cui è possibile interfacciarsi. |

- In primis si tratta di esplorare come si colloca la dipendenza del ragazzo all'interno del sistema famigliare in questione. Al di là degli aspetti di comunanza, infatti, ogni storia di “dipendenza” è a sé e come tale merita un’attenzione specifica. I colloqui terapeutici rappresentano un’occasione per sperimentare nuove modalità relazionali in linea con le possibilità di movimento di quel sistema. Si spiega l’importanza di coinvolgere tutti i componenti della famiglia laddove anche il ragazzo mostri la propria disponibilità in tal senso. In molti casi tuttavia sembra più facile ottenere la sua collaborazione prevendendo colloqui separati dai genitori e concordando preventivamente occasioni di incontri condivisi. A nostro avviso, è fondamentale che il ragazzo senta di poter disporre di uno spazio personale “privato” per parlare di sé. Ciò è possibile laddove si senta tutelato da una relazione di fiducia creatasi con un proprio terapeuta di riferimento.
- Le preoccupazioni dei genitori talvolta vengono ulteriormente esacerbate da uno smarrimento di fronte alle scelte del figlio: “dove arriverà se andrà avanti di questo passo?” La grande quantità di informazioni disponibili sul web (a cui spesso ci appelliamo) rischiano di alimentare la confusione e le “false credenze” anziché fornire una bussola per orientarsi. Ecco dunque che il ruolo del professionista in circostanze simili consiste anche nel far luce sulle possibili evoluzioni di un percorso di dipendenza e, non ultimo, sulle possibilità di intervento offerte dal territorio.
- Vedere un figlio in difficoltà può portare con sé vissuti di colpa e talvolta di vergogna: “Dove abbiamo sbagliato?”, “Cosa penseranno gli altri?”, queste le domande che tormentano molti genitori. Contrasti all’interno della coppia possono talvolta insorgere di fronte a simili preoccupazioni, rievocando scelte educative discordanti rispetto al figlio. Ritengo che elaborare tali vissuti sia fondamentale quanto aiutare il ragazzo. Di fronte ad un figlio con problemi di dipendenza il rischio è infatti quello di lavorare solo con la coppia genitoriale, perdendo di vista i due partner con i loro bisogni e la propria storia coniugale. Il confronto con il terapeuta (e magari con altre famiglie che condividono esperienze simili) li aiuterà a non sentirsi più soli nell’affrontare i momenti di difficoltà e il lavoro con la coppia potrà agire di riflesso sull'intero clima famigliare.