Le dipendenze patologiche monopolizzano il tempo delle persone. Si appropriano della loro esistenza deviandola dai sogni e dai progetti di vita con le drammatiche conseguenze che questo comporta.
Il termine inglese addiction, che forse meglio descrive il nocciolo del problema, deriva dal latino addictus (termine utilizzato nell’Antica Roma per indicare lo schiavo o il servitore che diveniva tale per non poter pagare i debiti) ed emerse negli ambienti scientifici per descrivere la condizione di schiavitù che si instaurava con l’uso di droghe.
Se in passato le dipendenze erano indissolubilmente legate al consumo di droghe o di alcol, da qualche anno a questa parte si sta cercando di affrontare il sempre più rilevante fenomeno delle dipendenze "senza sostanza", legate a oggetti o comportamenti della vita quotidiana. Le persone diventano dipendenti da esperienze che possono (e spesso hanno come scopo) modificare l’umore e le sensazioni, comportamenti che sembrano manifestare un desiderio di fuga dalle difficoltà della vita quotidiana e un'incapacità a tollerare la sofferenza che ad essa si accompagna. Ci si lascia coinvolgere in un’abitudine ripetitiva e persistente, che non tiene conto delle conseguenze e che sviluppa più o meno rapidamente una condizione di tolleranza (provare sempre minor piacere con il passare del tempo). Quasi sempre si manifesta la perdita di controllo e la messa in atto di una serie di azioni compulsive caratteristiche di chi deve necessariamente soddisfare il desiderio.
Il gioco d'azzardo, la dipendenza da schermo (internet e telefono), il sesso sfrenato, lo shopping compulsivo, il lavoro eccessivo, così come la ricerca continua e incessante di esperienze sentimentali e di stati di innamoramento, fanno parte di questo gruppo eterogeneo comunemente definito come “dipendenze comportamentali” o “nuove dipendenze” o, ancora, “new addiction”.
Il termine inglese addiction, che forse meglio descrive il nocciolo del problema, deriva dal latino addictus (termine utilizzato nell’Antica Roma per indicare lo schiavo o il servitore che diveniva tale per non poter pagare i debiti) ed emerse negli ambienti scientifici per descrivere la condizione di schiavitù che si instaurava con l’uso di droghe.
Se in passato le dipendenze erano indissolubilmente legate al consumo di droghe o di alcol, da qualche anno a questa parte si sta cercando di affrontare il sempre più rilevante fenomeno delle dipendenze "senza sostanza", legate a oggetti o comportamenti della vita quotidiana. Le persone diventano dipendenti da esperienze che possono (e spesso hanno come scopo) modificare l’umore e le sensazioni, comportamenti che sembrano manifestare un desiderio di fuga dalle difficoltà della vita quotidiana e un'incapacità a tollerare la sofferenza che ad essa si accompagna. Ci si lascia coinvolgere in un’abitudine ripetitiva e persistente, che non tiene conto delle conseguenze e che sviluppa più o meno rapidamente una condizione di tolleranza (provare sempre minor piacere con il passare del tempo). Quasi sempre si manifesta la perdita di controllo e la messa in atto di una serie di azioni compulsive caratteristiche di chi deve necessariamente soddisfare il desiderio.
Il gioco d'azzardo, la dipendenza da schermo (internet e telefono), il sesso sfrenato, lo shopping compulsivo, il lavoro eccessivo, così come la ricerca continua e incessante di esperienze sentimentali e di stati di innamoramento, fanno parte di questo gruppo eterogeneo comunemente definito come “dipendenze comportamentali” o “nuove dipendenze” o, ancora, “new addiction”.