
Cominciai a provare una rabbia incredibile, continuavo a ripetermi “Non è giusto! Non è possibile! Perché devo fare tutto io! Perché sono così sola!”. A quel punto alzai lo sguardo e mi accorsi che accanto a dove avevo parcheggiato c’era un cartellone pubblicitario di una azienda assicurativa e nell’immagine c’era una famiglia felice composta da tre persone felici, dove il papà in centro all’immagine teneva con un braccio la figlia e con l’altro stringeva la moglie accanto a lui. Per un secondo rimasi ferma con il telefono in mano, mi resi conto di invidiare quella famiglia e mi chiesi perché non potevo avere anche io qualcuno accanto a cui chiedere una mano! Fu in quel momento che provai quella sensazione… Fu come se qualcuno mi stesse scrollando, come se avessi riaperto gli occhi dal mio mondo programmato e solitario e avessi visto quello che in realtà avevo, ma che non vedevo più da molto tempo. Da sotto una voce mi riportò nuovamente nel presente: “Signora, c’è ancora? Pronto? Riesce a venire a prendere sua figlia?”. “Mi scusi, eccomi! Nessun problema… ora chiamo mio marito e dico a lui di venire! La ringrazio”. |
La sera, di ritorno dalle mie commissioni, apro la porta di casa e li vedo. Sono lì, lei è sul divano con la coperta sulla pancia e il suo orsetto. Lui le sta preparando il latte caldo con il miele e una punta di cannella, il suo preferito. Resto sulla porta un secondo, lo osservo, lo ricordo e lo riconosco. Senza neanche accorgermene, sorrido. |
Spesso chi intraprende un percorso per uscire da una dipendenza arriva dal terapeuta completamente solo e in balia dei sensi di colpa, consapevole di aver perso qualcosa di molto più importante dei soldi, del tempo e della salute: la fiducia di chi gli sta accanto. Si sente inutile, incapace e senza speranze. Spesso mostra rabbia nei confronti degli altri perché ritiene che non vedano i suoi sforzi per uscire dalla dipendenza e che non gli riconoscano nulla. Col tempo però questa rabbia si trasforma in tristezza, delusione e rassegnazione per un immagine di se che vede impressa negli sguardi e nelle espressioni di chi gli sta vicino e che crede di non poter mai più cambiare. Si sente invisibile e inconsistente e, quando non ricade nella dipendenza, prosegue la sua vita in una sorta di stato punitivo, intento a ripagare il danno fatto senza sentire più meritevole di ricevere qualcosa in cambio.
