Quando un’immagine può aiutare a capire…

Quando un’immagine può aiutare a capire… Oggi ho ricevuto un regalo. Ero in ambulatorio e stavo parlando con una giovane donna che da più di dieci anni convive con una diagnosi di Anoressia Nervosa. Come in molte altre occasioni stavamo discutendo assieme di cosa le impedisca di provare a cambiare una serie di comportamenti che lei stessa definisce e riconosce come controproducenti e patologici. Nel raccontarmi la sua settimana e l’alternanza di pasti e digiuni che l’hanno caratterizzata, mi ha spiegato come quei digiuni siano il risultato del “sentire di aver già mangiato abbastanza nei giorni precedenti”. Date le quantità fortemente limitate di cui si stava parlando mi è sorto spontaneo farle una domanda “Abbastanza per chi? Chi decide quanto puoi permetterti di mangiare?" Da subito non è stata in grado di rispondermi, ha iniziato a fissare il muro dietro di me restando in silenzio e ha ripetuto lentamente la mia domanda con il tono dubbioso e stupito di chi cerca una risposta apparentemente ovvia ma difficile da dare. “Abbastanza per chi? Chi decide quanto posso mangiare….boh, vediamo come te lo posso spiegare….” . Ed è qui che ha iniziato ad impacchettare il suo regalo. ![]() “Vedi, è come se quel giorno di tanti anni fa io avessi aperto la porta di casa e avessi trovato sullo zerbino una bestia strana. Un animale di non so quale razza, bruttino, solo, fermo lì sulla porta in attesa di una mia risposta. Io ero incuriosita, un po’ stupita e allora l’ho lasciato entrare… Anche perché come fai altrimenti? Mica puoi lasciare un bestia fuori, no? Bene. Nel tempo, quella stessa bestia si è seduta accanto a me, ha iniziato a dividere con me il tempo, gli spazi e il cibo e non se n’è più andata, prendendo via via il potere sulla casa. A volte sono risuscita a tenerla un po’ più sotto controllo ma non appena mollavo un po’ la presa lei tendeva a prendersi tutto il braccio e a decidere su tutto e tutti. Ho provato a metterla fuori dalla porta sai!? E una volta ci sono pure riuscita! Ma il fatto è che lei è rimasta lì, a grattare sulla porta, a ricordarmi che io sono l’unica che sa come gestirla e che quella è anche la sua tana! L’ha vissuta, ci è cresciuta assieme a me, rendendola un “nostro” luogo dal quale io non ho il diritto di mandarla via! …e ha ragione, io non lo posso fare. Non ci riesco. Non lo so neanche immaginare come possa essere non sentirla più… Ed è così che io l’ho rifatta entrare. Ed è così che lo rifaccio ogni volta. Perché in fondo ha ragione, forse anche io ho bisogno di sentirla accanto…” Questo piccolo racconto è uno dei tanti e preziosi esempi che si possono incontrare in un percorso di terapia che mostrano come le metafore e le immagini riescano a comunicare molto più delle semplici parole. Dietro quei “non posso, non riesco, non so immaginare…” può nascondersi un sentimento di interdipendenza che tiene legato il paziente alla sua patologia, esattamente come succede tra una persona e l’animale abbandonato di cui sceglie di prendersi cura. Anche se a volte è faticoso, difficile da gestire o doloroso, avere qualcuno (o qualcosa) di cui prendersi cura può rispondere ad altre necessità personali, con modalità tanto efficaci quanto difficili da identificare ed abbandonare. Spesso per chi sta accanto ad una persona con un Disturbo del Comportamento Alimentare sembra quasi impossibile capire e sentire davvero quello che accade tra la persona e i sintomi che riporta. Ed è proprio in questi casi che un immagine, un disegno o un racconto possono rivelare tutto quello che delle semplici risposte a domande dirette non saprebbero dire. Un’opera singola e irripetibile prodotta sotto dettatura del cuore.
0 Commenti
![]() ORE: 7.15 - SVEGLIA DRIIIIIIIIIIIN …Mmmmmmmm. Che sonno! Che ora è? Che giorno è? E’ mercoledì cara! Inizia il terzo giorno! Sei pronta? Sei carica? Ti ricordi cosa ci siamo dette ieri sera vero? Niente ci può fermare questa volta! Forza in piedi! Si si…..aaaaaaaahooom (sbadiglio) Ho tutto chiaro in mente… Dammi due minuti per svegliarmi e ripartiamo Io sono già perfettamente attiva! Guardami! E’ una giornata perfetta per raggiungere grandi traguardi! Se continuerai come hai fatto ieri e l’altro ieri vedrai che ci metteremo pochissimo! Siamo state bravissime! Oggi facciamo ancora meglio… Ci stai? Non è stato poi così difficile, no? - Apre timidamente un occhio stanco - Si…ti ho detto che ci sono… ora mi alzo e iniziamo la giornata. Bravissima! Ricordati: acqua tiepida con il limone, 40 gr di cereali PESATI! Uno yogurt magro e un tè verde senza zucchero… poi ci vediamo qui per gli esercizi del mattino! Carica su youtube un video di addominali da mezzora e poi dritti in ufficio! Si… ho capito. Però che male alle gambe! Che cos’è?? Ah già… gli esercizi di ieri, non avremo esagerato così tutto d’uno colpo? Ma figurati! C’è scritto su tutti i libri e le riviste: “almeno 30 minuti di attività fisica intensa al giorno”. Se lo dicono sarà vero no? Cos’è vuoi già tirare fuori scuse? E poi perchè dovrebbe valere per gli altri e non per te? Dai dai poche scuse, in piedi e partiamo! - Maria sia alza, accende il computer e si dirige verso la cucina con il cellulare in mano. Il tempo stringe ed è già di corsa. Apre il frigo e vede che sono finiti gli yogurt magri, ne è rimasto solo uno intero alla frutta. “iniziamo male!” pensa. Il cellulare si accende e arriva un messaggio delle 23.34 “Ci ho pensato molto oggi mentre preparavo le valige, hai ragione tu, forse dovremmo parlare. Tra mezzora andrò a letto perché è già tardi e domani ho l’aereo alle 7. Penserò a cosa fare, nel frattempo ti prego non cercarmi…devo riflettere. Ci sentiamo Sabato. Paolo”. Guarda l’ultima volta che era entrata su Whatsapp la sera prima: 23.22. Prende lo yogurt alla frutta, lo versa nella ciotola e senza pesarli ci versa sopra due mangiate di cereali. Guarda dritto davanti a se, il cucchiaio sale e scende ritmico dalla tazza alla ciotola e nella sua testa c’è solo un pensiero: "Io fino a sabato non resisto!” ORE 11.00 – UFFICIO - Brontolio dello stomaco- Oddio che fame! Cosa posso mangiare? - Fruga nella borsa per cercare la mela… E’ inutile che guardi. Non l’hai presa. Io non ho più parole…. Oh, cavolo! E’ vero…l’avevo messa ieri sera vicino alla bilancia per ricordarla maaaa… ah già, non ho pesato i cerali. Va beh dai ma più o meno saranno stati 40 gr no? Esatto...PIU’ O MENO… chi lo può sapere. Beh ma dopo ho fatto gli esercizi! Si, 20 minuti…. Non 30. Sei la solita approssimativa. Ma mi sono persa durante la colazione per via del messaggio e poi dovevo arrivare in ufficio! Lì ho fatti comunque, non li ho saltati!! Scuse. Vogliamo dare la colpa a Paolo? Forse è meglio se adesso ti fai una tisana e basta. Dicono che bere qualcosa di caldo dilata lo stomaco e fa passare la fame! Ok… prendo un te alle macchinette! Senza zucchero Si lo so! ORE 13.30 – PAUSA PRANZO IN MENSA Ok vediamo cosa c’è oggi…. Ho una fame pazzesca! Crema di zucca o pasta al pomodoro? Crema di zucca! Immaginavo… e di secondo? Perché non c’è del pesce? C’è sempre! Ah già… ci sono i bastoncini. E se scarto la panatura? Assolutamente no! E quell’arrosto naviga nell’olio… a questo punto prendi solo le verdure e magari ci aggiungi dei grissini. Male non fa, mangerai proteine stasera. Ci sono delle uova in frigo! - Signorina! Ha deciso? Si sta formando la fila? Cosa le do?? Ehmmmm… si scusi… crema di zucca e poi le verdure. Mi può fare un misto? - (La signora della mensa sbuffa…) Si…. Ecco a lei. Il prossimooo?? - Maria corre al tavolo da sola e imbarazzata. Si è scordata i grissini ma non vuole tornare al bancone. “Meglio così!” pensa “Oggi ho già fatto abbastanza danni…” Meglio così Maria! Qualche caloria in meno non può che farci bene! ORE 16.00 – PAUSA CAFFE’ Maria si dirige verso le macchinette con una fame incredibile e inizia a girarle la testa. Si dice che sicuramente è colpa delle ore passate al computer e della insopportabile parlantina di Giuliana, la sua compagna di ufficio. “Possibile che abbia sempre qualcosa da raccontare?? E sempre a me!! Non riesco proprio a concentrarmi quando ce l’ho vicina…” - Hey Mary! Ti ho messo sulla scrivania le copie del contratto che mi dicevi… poi dimmi se ti vanno bene! Stai andando in sala riunioni? Michela è appena tornata da Napoli e ha portato delle pastarelle pazzesche!! Non ci provare! Sei stata brava fino ad ora! Hai appena recuperato lo sgarro di stamattina… Ti ringrazio… ma in realtà sarei a dieta. Conosco bene quel tipo di dolci e so che sono buonissimi, ma non è proprio il caso… Brava!!! Non mollare. Lo sai che non te lo puoi permettere - Beh ma mica li devi mangiare tutti! Anche io sono a dieta! Ne prendiamo uno e facciamo a metà! Poi sai com’è fatta Michela… si offende! E Ti assicuro che qui così buone non le trovi! Eh lo so…sono davvero buone! E poi anche l’altra volta che le ha portate non c’ero. Dici che facciamo a metà?! Cosa stai facendo! Guarda che lei è una di quelle che non ingrassa mai… su di te sai che effetto fa! Hai idea di quanti esercizi dovrai fare? Non far finta di non sentirmi!! Sono qui! - Certo! Andiamo dai… così ti spiego anche di quei contratti…! Va bene… in fondo a pranzo ho mangiato poco! Silenzio Maria entra in sala riunioni. Sul tavolo ci sono quattro vassoi di pasticcini uno più bello dell’altro e l’unica cosa che riesce a sentire sono i brontolii della fame. Si avvicina al primo vassoio e ancora prima di riuscire a girarsi verso la collega per dividerne uno con lei viene richiamata da un collega che inizia a parlarle… Addenta il primo pezzo e pensa che non ci sia nulla di più buono. Per un momento non sente più nulla attorno a lei e il mal di testa magicamente sparisce. La sua collega è impegnata in un’altra conversazione e lei ne approfitta per provare un altro dolcetto, e poi un altro, e ancora uno… Cerca i vassoi dove ce ne sono di più e si nasconde dietro gli altri per non farsi notare. Chiede se gli altri hanno provato i vari tipi per sembrare di essere al primo assaggio e così facendo perde il conto... Finito l’incontro si offre di aiutare Michela a riordinare la sala… Sono avanzati alcuni dolcetti e Michela le propone di portarli a casa. “Io ne ho la casa piena! Fidati così buoni non li trovi a queste parti…” ORE 20.30 - CASA Ok, oggi ho fatto schifo. Non ci credo che sono durata solo due giorni… Adesso non ceno. Magari saltando il pasto torno in pari… Guardo la tv e aspetto che arrivi domani Lo sai che non basta, lo sai che non c’è nulla da fare. Con il metabolismo che hai ci vorranno come minimo quattro giorni di dieta ferrea per rientrare… tanto vale sfogarsi oggi Ma se stasera bevo solo una tisana magari evito di fare ancora più danni, no? No, non ci siamo. Credi ancora di potermi ingannare? L’unico modo è ripartire da capo, dieta ferrea ed esercizi. Lo sai anche tu. Ma con quei dolci di là come credi di poter ricominciare? Tanto vale farli fuori tutti e domani si riparte da capo. Senza scuse e senza tentazioni. ORE 23.00 – CAMERA DI MARIA Maria è a letto… da sola. Ha mal di pancia, mal di testa e la nausea. Per la mente ha mille pensieri diversi e osserva il cellulare sperando in un suo messaggio che non arriva. E’ triste. Alla televisione passa l’ennesima pubblicità di prodotti dimagranti per "bloccare la fame" e per un secondo viene riportata alla realtà della sua stanza. Guarda il calendario accanto alla porta e pensa: “Domani è giovedì, si ricomincia da capo! Forse il mio problema sono gli attacchi di fame! Se riesco a bloccarli a livello fisico sarà tutto più facile… domani passo in farmacia e mi compro uno di questi prodotti! Così sarà tutto più facile... Per il resto, è una questione di forza di volontà…non serve altro”. Parole sante Mary! Parole sante. Domani si riparte, chissà che non sia la volta buona per dimostrare che riesci a portare a termine qualcosa... Quella di Maria è una situazione simile a quella che molte donne e uomini vivono quotidianamente, e che li portano a vivere con estrema sofferenza e frustrazione il rapporto con il cibo e con il proprio corpo. Ogni giorno è una nuova battaglia e ogni occasione sociale diventa un momento di confronto con il giudizio sociale e con il propri timori. A causa di una cattiva informazione queste persone arrivano a credere che il loro sia un problema puramente fisico o di assenza di volontà, e gradualmente perdono ogni speranza nella possibilità di cambiare. A partire dal 21 Gennaio 2016 Indipendenze propone un percorso di 5 incontri teorico pratici, specifico per imparare a riconoscere e gestire i meccanismi psicologici, biologici e sociali che regolano la fame nervosa. E' inoltre possibile intraprendere un percorso individuale di psico-educazione, sostegno psicologico e accompagnamento alla dieta. Per maggiori informazioni potete contattarci al numero 3319404747
Secondo alcune teorie, sarebbero presenti notevoli sovrapposizioni tra la dipendenza da sostanze e quella da cibo sul piano comportamentale, psicologico e della funzionalità cerebrale. In particolar modo, sono state identificate tre fasi fondamentali della dipendenza da sostanze che potrebbero essere individuabili anche nella cosiddetta “Food Addiction” o “Dipendenza da Cibo”:
Quello che si viene a prefigurare è un vero e proprio “circolo vizioso” che, col passare del tempo, aumenta e fortifica il legame tra la persona e la sostanza (droga o cibo) e, allo stesso tempo, riduce l’effettiva percezione di efficacia e di libertà nella gestione della sostanza stessa. Una volta compreso questo meccanismo però, la domanda che sorge spontanea è perché anche se tutti abbiamo provato almeno una volta un senso di gratificazione associata al cibo, non ne siamo diventati dipendenti? E ancora, perché pur comprendendo e riconoscendo questo circolo vizioso e gli effetti negativi che ha, le persone non riescono a smettere con questi comportamenti compulsivi? ![]() Ancora una volta una tra le possibili risposte a questa domanda può essere ricercata nei molti studi fatti in questo campo e, in particolar modo, facendo riferimento ai dati che dimostrano come sia i Disturbi del Comportamento Alimentare che le Dipendenze da sostanze, presentino una natura causale multifattoriale. L’associazione tra tratti di personalità specifici, un ambiente di vita che permette e favorisce il contatto con la sostanza, difficoltà interpersonali e un deficit di regolazione emotiva, contribuirebbe ad aumentare rischio di sviluppare una dipendenza. Soffermandosi in particolar modo sugli ultimi due fattori, il circolo vizioso descritto sopra, sarebbe fortemente influenzato da una minor capacità di gestione dello stress, accompagnata da una ridotta capacità nell’identificare, gestire e reagire alle emozioni eccessivamente intense. Sul piano prettamente psicologico, le persone che presentano problematiche di Dipendenza da Cibo, spesso descrivono l’alimentazione come una forma di auto-cura, di distrazione e di consolazione, ricercata per superare momenti di particolare stress o per riempire un vuoto. Lo stesso tipo di descrizione può essere data da chi presenta altre forme di dipendenza (droghe, tabacco, alcool, gioco d’azzardo, sesso…), nel momento in cui gli viene chiesto cosa lo spinga a ricercare la sostanza o a mettere in atto un determinato comportamento, nonostante sia al corrente delle conseguenze avverse. Questa sovrapposizione spiegherebbe perché, chi ha concluso un percorso di disintossicazione, ritrovi spesso nel cibo una sorta di “sostituto socialmente accettato” per ritrovare la gratificazione che prima otteneva tramite la sostanza o il comportamento eliminato, con la conseguenza negativa di perdere il controllo sull'aumento di peso. In aggiunta a tutto questo, è stato più volte dimostrato come lo stress, l’ansia e la depressione abbiano un effetto diretto sul rapporto che l’essere umano ha con il cibo, non solo a livello psicologico ma anche a livello della funzionalità cerebrale e dell’apparato gastrointestinale. In condizioni di forte stress infatti possono presentarsi una totale assenza o riduzione dell’appetito, sia una forte necessità compulsiva e impulsiva di mangiare, con un aumento del consumo di cibi a maggior rischio di dipendenza, definiti “iperpalatabili” (ad alto contenuto di grassi, zuccheri e calorie, nonché facilmente reperibili e a basso costo). Sul versante opposto, è stato più volte dimostrato come anche la pratica di diete eccessivamente rigide e restrittive portino la persona a vivere in una condizione di vero e proprio stress fisico e psicologico, aumentando il rischio che in momenti di maggior vulnerabilità e difficoltà, non si riesca a reagire in modo adeguato, e si scateni l’effetto opposto a quello desiderato, ovvero: l’abbuffata. A questo punto viene a riattivarsi il circolo vizioso della dipendenza, al quale solitamente le persone reagiscono in due modi: o cercano di “rimettersi in carreggiata”, magari iniziando una dieta ancora più rigida e quindi più pericolosa per l’avvento di un’altra abbuffata. Oppure si abbandonano alle sensazioni di totale impotenza e al senso di fallimento, perdendo ogni controllo sull'assunzione di cibo. Nelle persone obese o in sovrappeso, tali sensazioni vengono solitamente mal interpretate come sintomi di pigrizia, debolezza e negligenza, quando in realtà sono solo l’ultimo anello di una catena di eventi ed emozioni ben più complesse e difficoltose. In conclusione, al di là delle discussioni ancora in atto a livello scientifico sull'effettiva esistenza di un quadro patologico definibile come “Dipendenza da cibo”, risulta evidente come un percorso di cura adeguato alle necessità di chi presenta tali difficoltà, dovrebbe necessariamente basarsi su una prospettiva di tipo multifattoriale.
|
TeamSiamo psicologi e psicoterapeuti con esperienza nel settore delle dipendenze, con la passione per lo studio, l'approfondimento e il trattamento di questo fenomeno. Categorie
Tutti
|